Month: settembre 2016

Costellazioni assenti

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Alla fine è successo: anche l’autore a pezzi ha dovuto accettare l’empia, bifronte realtà dell’abbandono della sua patria di sogno ed elezione e del rientro in quella di nascita e realtà quotidiana, con il solito corollario di somatizzazioni e rimpianti. Ed è proprio a mo’ di antidoto che ho scelto di riprendere le mie dubbie esternazioni con la poesia che apre una breve serie di liriche recenti, riunite sotto il titolo collettivo di Esilienza. Il termine, che non troverete su alcun vocabolario, è un autoctono impasto di resilienza, parola che negli ultimi tempi va molto di moda, ed esilio; e vorrebbe rendere conto di quella speciale condizione di doppia dis/appartenenza che è propria dell’esule mentale, di chi si sente sempre e comunque altro rispetto al luogo in cui si trova, sballottato dalla sua psicologia frattale, corpo estraneo alla realtà in cui si trova ma forse principalmente a se stesso.
Niente di drammatico, si badi; c’è un che di dolce, nel naufragare in questo mare di correnti alterne e combattute, e certo non ci si dimentica che ci sono esilii ben peggiori, purtroppo assurti ormai a cronaca quotidiana. Ma tant’è: il poeta non può che registrare ciò che il suo mondo interiore gli propone e a volte impone, per poi offrirne il risultato al lettore, vittima incolpevole e a volte inspiegabilmente bendisposta.
Ed ecco, allora, la prima delle poesie della mia Esilienza, dove l’autore a pezzi, scoperto che l’esimio Camille Flammarion, astronomo ed editore francese di fine Ottocento, definì Orione “la California del cielo”, s’illude di poter trovare, nel suo pellegrinaggio estivo all’Ovest del mondo, la costellazione che ha accompagnato per tutto l’inverno il suo cocente “sognando California”; salvo poi ricordare che Orione è visibile solo nei cieli invernali, e provarne il senso di vuoto che si accompagna alla sua condizione di esule mentale.

1.

Trascorri il tempo nelle tue sinapsi,
da gennaio a maggio quando è più visibile
anche all’occhio rivolto a se stesso,
vagando lungo le linee di Orione,
California celeste secondo fonti meno parziali
della tua, salutandone le stelle
come vecchie conoscenze dal carattere incostante
e prono all’implosione: Betelgeuse la femmina in mezzo,
Bellatrix la guerriera, Rigel brillante blu-bianca,
e la cintura a suggerire un girovita
che la città dell’insegna in collina
premierebbe con un contratto da tre film –
e quando sfidi Oceano e Crono e sbarchi a Occidente
non dovrebbe destare sorpresa il non vederla
nel cielo d’estate: ne calpesti la copia terrestre,
dovresti saperti accontentare:
ma la cifra dell’esule mentale è la mancanza,
quella fetta di mondo in assenza,
ciò che credi sempre di trovare ma che perdi,
che rimpiangi.